Union Is Strength

20.05.2022

Creare coesione sociale attraverso il rinnovamento urbano: il progetto del Macrolotto Zero

In Italia sta cambiando un ex distretto industriale. Il mercato metropolitano e le giungle urbane sostituiscono le terre desolate e le fabbriche inattive, per migliorare la vita quotidiana degli abitanti e consentire loro di vivere meglio insieme.

Joséphine Boone (FR) / Giulia Napolitano (IT)

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Rendering Fabbrica dell’Aria, Mercato coperto di Via Giordano, Macrolotto 0
Rendering Fabbrica dell’Aria, Mercato coperto di Via Giordano, Macrolotto 0. | Pnat.net

Prato (Italia)

«Ci troviamo all’interno della Fabbrica Forti – a sud del distretto del Macrolotto 0 – un’ex manifattura tessile, edificata nei pressi di un canale di scolo – l'industria tessile dipende dall'acqua praticamente in tutte le fasi della lavorazione – uno spazio che ospiterà un polo di aggregazione sociale e varie attività commerciali», afferma Valerio Barberis, Assessore all'Urbanistica e all’Ambiente del Comune di Prato. Lo incontriamo nel cantiere del Mercato coperto di Via Giordano, nel Macrolotto zero, un distretto di 44 ettari, a ovest del centro città, un’area polivalente oggi oggetto di profonde trasformazioni portate avanti nell’ambito di un più ampio progetto di rigenerazione urbana.

Il distretto del Macrolotto 0 si propone di rappresentare un modello alternativo di pianificazione urbanistica integrata in cui all'attenzione alla sostenibilità ambientale, all’estatica del verde, si unisce la ricerca di soluzioni socialmente inclusive e di coesistenza multiculturale. Per il suo passato di polo tessile più grande d'Europa, il distretto, infatti, è stato interessato da decenni di flussi migratori cinesi che hanno rimodellato il “tessuto” economico e sociale del quartiere. Il tessuto urbano è oggi prevalentemente caratterizzato da capannoni industriali e magazzini densamente abitati.

Macrolotto 0
Macrolotto 0. | Fabrizio Bruno / Co-design Toscana

Tra l'inizio degli anni '90 e i primi anni 2000, il numero di imprese costituite da cittadini immigrati di nazionalità cinese è notevolmente cresciuto e il Macrolotto 0 – più comunemente noto come 'Chinatown' – è oggi probabilmente uno dei contesti urbani multiculturali più grandi in Italia e più in generale in Europa (dopo Parigi e Londra).

Una mancanza di spazi pubblici

«Il problema non è che è un distretto multiculturale, il problema è la mancanza di spazi pubblici», dichiara Barberis. L’alta concentrazione di cittadini cinesi, infatti, ha modificato il carattere dell'area rendendola “estranea” ai residenti. «Soprattutto in passato, come amministrazione comunale, ci siamo trovati ad affrontare grossi problemi in termini di convivenza tra cittadini italiani, più anziani, e comunità cinese». Gli abitanti di via Pistoiese, in particolare modo, hanno manifestato in passato particolare insofferenza per la concentrazione di attività cinesi.

La strategia urbanistica portata avanti dal Comune di Prato punta, pertanto, attraverso un’azione “partecipata” e “sostenibile”, all’intera riqualificazione dell’area, che indubbiamente risente di problematiche sociali e necessita di spazi di aggregazione. Il piano urbanistico comunale promette di rinnovare il quartiere, in modo sostenibile e inclusivo, sviluppando aree ad alta densità di verde - le cosiddette Urban Jungles - che si innestano nel paesaggio urbano, moltiplicando la capacità naturale delle piante di abbattere le sostanze inquinanti, trasformando le aree di marginalità in veri e propri punti di benessere verde all'interno della città.

Il nuovo playground, realizzato in un'area industriale dismessa, ad esempio, è stato interessato da un programma di riqualificazione che ha messo insieme esigenze di socializzazione con la necessità di spazi per attività fisiche al fine elevare gli standards e la qualità della vita pubblica.

Valerio Barberis, Assessore all'Urbanistica e all’Ambiente del Comune di Prato all’interno del Playground
Valerio Barberis, Assessore all'Urbanistica e all’Ambiente del Comune di Prato all’interno del Playground. | Giulia Napolitano

Attraverso il progetto PIU, finanziato dal FESR (per le aree urbane, culturali e di innovazione sociale), il Comune sta cercando di creare le condizioni per rendere il distretto più vivibile, socialmente attraente ed economicamente sostenibile. Il programma di investimenti è stato anche ampliato attraverso un progetto da 3,8 milioni di euro finanziato attraverso il bando Urban Innovative Actions.

Da “città fabbrica” a Creative District

«Sono quattro i pilastri su cui si fondano le politiche urbane di una città: transizione ecologica; transizione digitale; metabolismo urbano circolare, inclusione ed equità sociale», spiega Barberis, introducendo la scelta del comune di perseguire un “approccio olistico” nella riqualificazione del quartiere. Avere un approccio olistico significa guardare a qualcosa come a un'entità interconnessa in un modo che si può replicare nella riqualificazione di una città.

La Fabbrica Forti, infatti, ospiterà un mercato urbano e spazi per workshop. «Quello che stiamo facendo qui è riutilizzare un edificio esistente, introducendo soluzioni di arredo che aiutano a ridurre l’impatto ambientale e tutto ciò avviene nel contesto di una partecipazione attiva da parte della cittadinanza».

Progetti, planimetrie del Mercato coperto di Via Giordano all’interno del Macrolotto 0
Progetti, planimetrie del Mercato coperto di Via Giordano all’interno del Macrolotto 0. | Giulia Napolitano

Negli ex magazzini, il neurobiologo Stefano Mancuso e il suo team presso il PNAT, spin-off del dipartimento di neurobiologia vegetale dell'Università di Firenze, realizzeranno, inoltre, la Fabbrica dell’Aria più grande d’Europa.

L'obiettivo è quello vedere la città e i suoi abitanti ripensare i consumi, ottimizzare i cicli produttivi e aumentare l'inclusione sociale in una città sempre più circolare. «Per quanto riguarda la transizione digitale, la Media Library, uno spazio di co-working, ospiterà Prisma (PRato Industrial SMart Accelerator) un competence center dove coniugare ricerca, startup...», continua Barberis.

Il progetto PRISMA mira a creare una nuova infrastruttura di trasferimento tecnologico per indagare il potenziale innovativo delle tecnologie emergenti applicate al settore tessile, favorendo la creazione e l'accelerazione di nuove imprese in questo ambito. Il nuovo piano urbanistico vuole in sostanza trasformare questo controverso distretto in un distretto “creativo”, completamente nuovo, in grado di attrarre investitori e creativi.

Riqualificazione urbana attraverso processi di partecipazione da parte della cittadinanza: il Co-design

La riqualificazione del quartiere ha potuto contare sulla partecipazione attiva dei cittadini, che hanno preso parte ai processi di ripensamento e trasformazione del distretto. Le cosiddette Urban Jungles, infatti, sono state co-progettate con l'aiuto dei cittadini, attraverso una pianificazione urbana condivisa, che ha aperto la gestione alla comunità, aumentando l'inclusività e favorendo lo sviluppo sostenibile diffuso dell'ambiente urbano.

L’associazione co-design Toscana, network multidisciplinare di professionisti nella progettazione e facilitazione di percorsi di co-design, attraverso il progetto Junglathon, si è occupata di promuovere pratiche di co-progettazione human centered, includendo i cittadini nei processi creativi. «I Junglathon sono attività che perseguono l'obiettivo di raccogliere spunti, opportunità, bisogni, idee che emergono dalla collettività», spiega Andrea Del Bono.

Co-design Toscana, esposizione della ricerca etnografica
Co-design Toscana, esposizione della ricerca etnografica. | Giulia Napolitano

Il percorso Junglathon si compone di 3 fasi: ricerca e coinvolgimento con l'obiettivo di far emergere i bisogni e le aspettative dei cittadini attraverso indagini sul campo le cui risultanze sono finalizzate a indirizzare le attività successive e coinvolgere tutti gli stakeholder. Co-design e workshop: organizzazione e facilitazione di Junglathons, un format intensivo di co-design con l'obiettivo di sviluppare concetti innovativi. Test e definizione, con l'obiettivo di validare e mettere a punto i concetti emersi dai Junglathon.

Le Junglathon, 3 giornate di incontri aperti ai cittadini dedicate allo sviluppo di idee innovative, hanno costituito un importante momento di immaginazione ed innovazione civica. «Durante la nostra ricerca abbiamo ricevuto feedback soprattutto da parte di un campione di popolazione molto giovane, istruita, consapevole dei benefici che la natura potrebbe apportare» continua Andrea. «Il grosso problema, però, è e rimane la mancanza di spazi pubblici di aggregazione e socializzazione in quest’area a cui si cerca di porre rimedio, anche attraverso le azioni di riforestazione urbana».

Il successo che la riqualificazione di quest'area ha riscosso ha rafforzato la determinazione dei residenti e della rete di associazioni locali nel continuare a migliorare la sicurezza del quartiere, contrastandone il degrado e innalzando la qualità e il tenore della vita pubblica. «Il Prato Urban Jungle ProJet ha dato alla città un grande impulso verso la costruzione e la creazione di cose, in modo materiale e tangibile, ma anche, in modo intangibile, ha aiutato la creazione di comunità, la creatività collettiva, stimolando l’adozione di nuove pratiche sostenibili e inclusive».

European unionQuesto articolo è realizzato nell’ambito del concorso Union Is Strength, organizzato da sé Slate.fr con il sostegno finanziario dell’Unione europea. L’articolo riflette il punto di vista dei suoi autori e la Commissione Europea non può essere ritenuta responsabile del suo contenuto o del suo uso.